Roma capitale della street art

 

Mimmo Frassineti. Come cambia la città

Figure colossali si allargano sulle pareti dei palazzi, colori luminosi investono muri di cinta, stazioni della metropolitana, piloni di viadotti, interi quartieri: opere spesso enormi- centinaia di metri quadrati – create nell’arco di poche giornate, che trasformano superfici anonime in arte accessibile dalla strada, capace di raggiungere le persone superando la barriera per la quale metà degli italiani non frequenta mostre né musei, come riportano le statistiche.

A Roma la street art vive una fase d’intensa creatività accompagnata da consenso e interesse crescenti. E’ un’arte pubblica, promossa da gallerie e associazioni culturali e supportata dall’Amministrazione comunale. Operano poi negli spazi cittadini artisti e associazioni che si appropriano dei muri senza chiedere il permesso né dialogare con le istituzioni. Arte pubblica anch’essa, ma illegale per ideologia e storia. Uno scenario complesso in una città ormai diventata uno dei poli internazionali di questa forma espressiva. Solo qualche anno fa a essere menzionato era quasi esclusivamente l’Ostiense – tuttora cuore dell’arte urbana. Ma oggi molti altri quartieri ne seguono l’esempio: Marconi, Prenestino, Tiburtino, S. Lorenzo, Garbatella, Trastevere, Nomentano, Vigne Nuove, Monte Mario, Manzoni, Quarticciolo, Tor Sapienza, Casilino, Quadraro, S. Giovanni, S. Basilio, Talenti, Torpignattara, Borghesiana, Casalbertone, Pigneto, Testaccio, Vigna Clara, Trionfale, Tuscolano, e altri si aggiungeranno.

La street art, grazie anche alla sua abituale monumentalità, cambia la percezione dello spazio urbano, di quella città, soprattutto, che è fuori dalle Mura Aureliane, o addirittura dal GRA, dove non ci si aspetta d’imbattersi in opere d’arte e la loro presenza, per di più così prepotente, innesca una sorpresa, un corto circuito mentale, un capovolgimento di orizzonte. Il pubblico non è selezionato, per cultura o per classe sociale, come nei musei: è quello degli abitanti del quartiere, dei passanti, della gente che osserva i dipinti dal finestrino dell’autobus, o che si muove apposta per andarle ad ammirare.

Molti fra gli artisti provengono dalle accademie di belle arti. Forse non è un caso che accanto alle tecniche proprie della street art, come la bomboletta e lo stencyl, sia ovunque tornato in uso il più tradizionale strumento della pittura, il pennello. Magari dotato di prolunghe telescopiche e manovrato da un artista issato su una gru. La pittura, emarginata nei musei e nelle gallerie dalla prepotenza delle cosiddette installazioni, invade le strade. Una pittura che non lesina ricchezza di forme e di colori.

L’organizzazione dello spazio urbano è il prodotto di elementi pratici e simbolici che rispecchiano la natura dei vari gruppi sociali. E mentre siamo abituati all’idea che edifici o quartieri ricchi e nobili siano colmi di meravigliose opere d’arte, che non ci aspettiamo in siti più modesti, la street art contraddice la regola, illumina le borgate, le caserme dismesse, i ponti delle ferrovie. Irrompe nella vita quotidiana di chi l’arte non la frequenta. Un’arte nella quale ci si imbatte anche per caso: quando meno te l’aspetti, giri l’angolo e ti trovi di fronte a un murale che riempie la facciata di un palazzo.

Non c’è limite alla molteplicità degli stili, dei contenuti, dei messaggi – sempre legati alle convinzioni dell’artista e alla sua esigenza di libertà espressiva – che spaziano dall’elaborazione fantastica al pacifismo, all’ambientalismo, alla protesta e alle lotte sociali. C’è chi opera in spazi alternativi e chi cerca quelli della legalità. Un linguaggio artistico intrinsecamente trasgressivo sceglie la strada dell’istituzionalizzazione, oppure la rifiuta.

La street art è arte di tutti, è gratis, appartiene a chi percorre quella strada o attraversa quel sottopassaggio.  E’ arte pubblica anche quando non sono le istituzioni a promuoverla, ma il singolo artista che ha speso i suoi soldi per colori, pennelli e bombolette e magari nemmeno firma il suo murale. Un po’ come per l’arte antica e medievale, anche per la street art non è sempre facile stabilire i nomi degli autoriIl percorso fotografico permette di scoprire luoghi non sempre accessibili. Inoltre documenta lavori, anche recenti, che non esistono più. L’artista che esegue un’opera in strada non sa quanto a lungo potrà durare. Accade che sullo stesso muro si succedano più interventi, ciascuno dei quali cancella il precedente. Ristrutturazioni, demolizioni, intemperie sono altri fattori di rischio. Si affaccia ormai la convinzione che l’arte urbana debba essere tutelata e conservata, ma permane un elemento d’incertezza, di gioco con l’effimero, connaturato a questa forma espressiva.